ANTI-POLITICA, perché tutto ha bisogno di una definizione

Ha vinto l’antipolitica, sta avanzando l’antipolitica, vincono i partiti antipartiti. I titoli di oggi per la maggior parte recitano così.

Tante definizioni incomprensibili ai più, costruite dai media per classificare qualcosa, che forse nemmeno essi stessi sanno definire. Come può, in un’azione prettamente di tipo politico, avere la meglio ciò che viene definito anti-politico?

Magari è solo un problema di termini e definizioni, ma le parole contano e non mi sembra affatto un buon segno che in un paese, che qualche problemino lo ha, vinca o emerga chi si butta in politica ma non la vuol fare o meglio si dichiara distante da essa. Magari c’è chi non è anti-politico davvero, ma fatto sta che così è definito agli occhi di tutti.

Non ne faccio una questione di intenzioni o azioni, ma solo di definizioni. Sono i media a definire anti-politico qualcosa o qualcuno, sono i media a far montare una discussione su cosa sia politico e cosa sia anti.

Ma al pubblico, ai lettori, ai navigatori cosa arriva?

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Visione di un dibattito politico

Ieri sera sono stata all’incontro con i candidati sindaci di Genova organizzato daI Fatto quotidiano al teatro della Corte. Premetto che nessuno si poteva aspettare affermazioni concrete, fatti, punti di un qualche programma . Io non mi aspetto più da un politico cose come queste. Qualcuno lo fa ancora? Ho smesso di aspettarmi risposte a domande. Anche se va detto, ieri sera qualche risposta vaga, filosofica è stata data.

Aldilà delle idee, ascoltate, che possono essere condivise o meno, è stato interessante vedere coi i propri occhi come ognuno dei candidati recitasse alla perfezione il suo ruolo. Nel modo di vestire, di parlare, di gesticolare. Ognuno nei suoi panni su misura. Voglio divertirmi a farne un’analisi personale.

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